lunedì 14 dicembre 2015

Spunto interessante


Questa riflessione è scaturita alla recensione di "La congiura della pietra nera".
Ciò che si percepisce molto in questo film è l'atmosfera orientale: oltre alla caratteristiche arti marziali, c'è proprio la loro cultura che ne dà un'impronta caratteristica (non mi riferisco agli evidenti occhi mandorla e agli ideogrammi) ma proprio al sottotesto culturale che traspare anche involontariamente a piccole dosi: quando viene pronunciato il nome di Buddha (vedi, noi diamo così scontato Dio nella nostra cultura che nemmeno ce ne rendiamo conto quando facciamo esclamazioni come "Santo Cielo" o "Cristo Santo"), la cultura delle spade e delle arti marziali, i dialoghi evocativo-spirituali (ci siamo talmente abituati alle americanate che ormai siamo convinti che davvero siano tutti degli spiritosoni e ci aspettiamo che tutti i protagonisti facciano battute brillanti e sorrisi sardonici alla Bruce Willis). In effetti questa cosa qui delle battute, ora che ci rifletto, deve essere un po' sfuggita di mano agli americani: non si capisce se gli eroi stiano salvando il mondo o facendo un provino per Zelig. E' bello vedere come un punto di vista differente, orientale in questo caso, ti fa subito vedere le cose in modo diverso. 
E da qui volevo partire per lo spunto: più volte ho detto che il livello medio degli scrittori anglo-americani è superiore a quello degli italiani. Vero, ma non vorrei neanche che si andasse nella direzione di scopiazzare dagli americani, e finire per essere la brutta copia degli originali. Va bene seguire i preziosi consigli, ma è altrettanto opportuno conservare la propria identità culturale, se si vuole essere davvero innovativi/originali. Siamo anche noi occidentali, certo, ma non siamo americani. La nostra tradizione culturale è diversa, perciò, invece di attingere sempre al SdA e ai miti celtici, non sarebbe male approfondire le nostre tradizioni, i nostri miti & leggende, le tradizioni pagane nostrane; questo sì darebbe una peculiarità al nostro fantasy.

Arti marziani



Titolo originale: Jianyu 剑雨 (lett. "Pioggia di spade")
Titolo italiano: La congiura della pietra nera, conosciuto anche con il titolo internazionale "Reign of Assassins".
Regia: Su Chao-pin, John Woo
Anno: 2010
Paese di Produzione: Cina, Hong Kong, Taiwan
Genere: Epico/ Arti Marziani/ Magia,Spade&Cha-cha-cha
Durata: 117 minuti



Direi che ci sono degli ottimi motivi per vedere questo film: 

  1. combattono
  2. combattono
  3. combattono
  4. anche le donne combattono!

Direi che la recensione potrebbe anche finire qui, non vi bastano come motivi? XD XD

Come avrete già abilmente intuito, in questo film se le danno di santa ragione, perciò se vi piacciono le arti marziali è il film per voi! Allora premetto che io sono di parte perché mi piacciono un sacco i film "dove si danno le botte", da piccola quando c'è stato il boom del karatè me li sorbivo tutti! Non me ne poteva fregare una beata mazza della trama: l'importante era che ci fossero acrobazie mirabolanti e che si dessero calci a suon di "yah-toh yah-tah" come se non ci fosse un domani, ed io ero la bambina più felice del mondo! Con questo film ho rivissuto un po' l'ingenuità di quegli anni (nonché la dolcezza ovviamente, cosa c'è di più carino&coccoloso della gente che fa a botte?! <3). Comunque dicevo, sono di parte perché adoro le arti marziali, quindi mi riesce difficile estrapolare completamente il film da questo punto di vista ed essere completamente obiettiva. Ma ci proverò.

Questo è un film del genere "effetti speciali", ovvero in cui si predilige l'azione, l'effetto scenico a tutto il resto. Se cercate altro, cercatevelo da un'altra parte, non è il film per voi. Partendo da questa premessa bisogna vedere se è solo fuffa, o se almeno hanno limitato i danni e c'è altro.

Dunque, a differenza dei tipici film americani anni '80, qui oltre alle arti marziali è presente anche la componente fantastica (ora, io non sono esperta di film orientali, quindi non so se da loro questa tipologia sia molto comune o no): ci sono i maghi (YEAHHH! Cazzotti&ParoleMagiche: FICO!) e tutti i combattenti fanno cose mirabolanti, saltano sui muri che manco l'uomo ragno (hanno anche i Super Poteri: FICHISSIMO! +++) e hanno spade magiche, di fuoco o d'acqua, che si deformano a piacimento.

Tutto ciò lo rende assai poco verosimile (ma d'altronde sono arti marziani) ma assai quanto spettacolare, perciò io assumo che sia fantasy e me ne frego se nel nostro mondo la gente normale non vola sui muri: se lo fa l'Uomo Ragno possono farlo anche loro, no?

In un film scenico come questo analizzare lo spessore psicologico dei personaggi non ha il benché minimo senso: loro devono combattere, non perdere tempo su inutili problemi esistenziali! E comunque, nonostante tutto, "ci stanno": non hanno chissà quale caratterizzazione, però almeno ognuno ha un motivo per essere lì, hanno i loro scopi (ovvero: COMBATTERE! Sempre e comunque!). I dialoghi hanno un sapore orientale, non saprei come dire, si percepisce che sono un po' diversi dai nostri, ma non ridicoli, nel contesto hanno senso di essere così; insomma senza lode né frode.

La trama: questa c'è. E neanche troppo lineare perché ci sono pure due succosi colpi di scena! (Uhlallà!!) Eh già… (ora qui ci vorrebbe una faccina altezzosa, che denota un certo sussiego) Non ho detto che sia un capolavoro, però diciamo che hanno un pretesto più che valido per darsele di santa ragione ogni dieci minuti (poi va be' che loro se ne approfittino un pochino e alle volte siano un po' pretestuosi questo è un altro discorso… ma giusto un "pochino".) 

C'è solo una cosa sul finale che secondo me non ha alcun senso:

SPOILER:

Perché il Re della Ruota seppellisce viva Turchese?? Questa non l'ho capita!


Quindi, tirando le somme, a me è piaciuto un sacco! ^_^ Ma è un film per appassionati: il patto è chiaro da subito: "arti marziali, magia&spade"! (Magia poca, a dir la verità, più che altro un'atmosfera mistico-magica.) E il patto è rispettato: combattimenti a profusione, scene fike&mirabolanti, spade fikissime! Scherzi a parte, i combattimenti sono talmente ben fatti, scenografici e belli da vedere in sé, che penso possano piacere persino a chi non è appassionato delle arti marziali in sé. E poi in ogni caso la trama c'è, il ritmo è sostenuto, quindi non si può certo dire che annoi, né che innervosisca con dialoghi troppo stupidi o scene irrimediabilmente cretine; e non c'è neppure il senso di estraniamento e fastidio che ho provato in certi film troppo astrusi (un rischio che può essere presente sopratutto in film di diversa tradizione culturale com'è quella orientale, che può generare incomprensioni culturali). 

Insomma il film è piacevole. 

Credibile un po' meno.

Consigliato se vi piacciono le arti marziali, sennò...


Questa recensione infine mi ha dato uno spunto interessante su cui riflettere.

lunedì 16 novembre 2015

Prime impressioni

Dunque ho iniziato da pochissimo a collaborare con La Ruota Edizioni. Oggi ho iniziato a leggere il primo manoscritto che avevo da esaminare e devo dire che sono rimasta piacevolmente sorpresa. Per correttezza, ora non dirò nulla in proposito: né il titolo, né la trama, né l’autrice (che peraltro ignoro), almeno finché non sarà pubblicato; in tal caso, ne farò una vera e propria recensione.

Devo ammettere che ero molto prevenuta: sono sempre stata convinta – e tuttora lo sono – che, nonostante le numerose lamentele verso le grandi CE (al fatto che pubblichino solo raccomandati, libri di qualità scadente e trash popolare), la maggior parte dei testi che giungono nelle loro redazioni sia di qualità rivoltante! Come a dire: ciò che pubblicano è piuttosto brutto, ma il resto fa ancora più schifo! Mi immagino migliaia di testi sgrammaticati, con storie cretine, personaggi poco credibili o troppo stereotipati, scrittura e sintassi da paleolitico… Quindi sono partita a leggere questo manoscritto molto prevenuta.
E la primissima impressione non è stata delle migliori, il testo era mal impaginato: allineamento del testo a sinistra anziché giustificato, nessun sommario, spaziatura tra un paragrafo e l’altro, più alcuni dettagli (virgolette italiane anziché caporali, nessun rientro prima riga). Partivo scettica, e invece…  

INCIPIT DEGNO!  Vedo che il fantasy si sta finalmente liberando di quel fardello di Tolkien che imponeva tanto prolissi quanto inutili incipit di pagine e pagine di pallose descrizioni, di raccontato in cui non accadeva assolutamente nulla, il cui unico scopo era informare il lettore degli 800mila anni di storia di una popolazione di cui non fregava un tubo a nessuno. Superare le prime tre pagine e non morire di noia era già una prova di abilità e resistenza!
In questo testo invece entriamo subito in scena: non è un’azione adrenalinica, è un semplice primo giorno di scuola, ma di una scuola speciale, come si evince subito dopo. E qui un altro punto a favore: niente fastidiosi spiegoni! Grazie al Cielo NON SPIEGA NULLA! Le informazioni si carpiscono piano piano col proseguire della storia, ciò ha due vantaggi: non annoiare il lettore perché rende la narrazione più scorrevole, e inoltre incuriosisce perché, non avere tutto già spiattellato, invoglia a continuare a leggere per capire di che si tratta.


Trattandosi di un inedito, non scenderò nei dettagli, ma non ho potuto fare a meno di pensare una cosa: possibile che il primo libro a caso che ho letto sia di qualità mediamente superiore a un qualsiasi libro preso a caso nelle librerie? Non sto scherzando, la cosa è sconcertante. Mettiamo che sono stata pure fortunata, e sicuramente in futuro leggerò degli obbrobri, ma stiamo parlando di un manoscritto alla prima stesura senza alcun editing professionale versus libri editati da case editrici importanti. La differenza dovrebbe esserci eccome! Intendiamoci, il testo non è perfetto, ho già notato alcune ingenuità, ma la cosa disarmante è che sono le stesse che noto normalmente anche nei testi editi dalle big! Togliendo alcuni professionisti, dove la superiorità si nota, se si guardano gli emergenti, la domanda nasce spontanea: ma gli editor che cazzo ci stanno a fa’? (perdonatemi il francesismo)

venerdì 7 agosto 2015

La critica letteraria: questione di gusti?

Mi sembra che troppo spesso si faccia confusione tra la critica oggettiva di un'opera e la personale opinione o il proprio gradimento in merito. 
 Bisogna prima fare un distinguo. 
 I gusti son gusti e fin qui non ci piove. Perciò se noi dovessimo giudicare un'opera in base al gusto, la critica non avrebbe senso di esistere perché ognuno potrebbe dire la sua, o al massimo non sarebbe altro che una classifica di "mi piace". 
 La critica invece, per essere tale, deve basarsi su criteri quanto più possibile OGGETTIVI (siamo umani, un minimo di soggettività è sempre implicita in qualsiasi giudizio) ma anche - attenzione! - CONDIVISI! Ovvero, seppur esistono i criteri di giudizio, questi non sono rigidi perché in letteratura sono più che altro CONVENZIONI. Che significa? Che CAMBIANO, sono influenzati dalla cultura e dal contesto storico (questo per dire che la letteratura NON è una scienza esatta, perciò i paragoni con le metodologie delle scienze naturali sono inappropriati). 
 Faccio un esempio: nell'Ottocento scrivere lunghissime descrizioni superflue e minuziose di ambienti o dissertazioni filosofiche all'interno di un romanzo (vedi Victor Hugo), oppure riportare lunghissimi discorsi indiretti, era considerata la norma; attualmente nessuna CE pubblicherebbe romanzi scritti in tale modo, perché considerati desueti. La letteratura è un linguaggio e come questo si evolve: se qualcuno di noi si mettesse a parlare come Manzoni sarebbe considerato ridicolo.
 Viceversa ad esempio è stato sdoganato il linguaggio volgare, perciò nessuno si scompone più davanti a parolacce scritte, mentre anni fa sarebbe stato inammissibile trovare la scritta "cazzo" in un libro! 
 Tutta questa pappardella per dire in sintesi che: se è pur vero che esistono criteri per giudicare il "valore" di un'opera, questo è comunque RELATIVO a un'epoca e a un contesto culturale; perciò ergersi a detentori assoluti del VALORE di un'opera è comunque PRESUNTUOSO e PRETENZIOSO; visto che comunque i CRITERI li definiamo noi e non ci sono dati per scienza infusa divina! (Lo stesso Shakespeare è stato rivalutato dopo il '700 se non erro, prima era snobbato e considerato robaccia) 
 Data la premessa, ecco le conseguenze di queste mie elucubrazioni: 
 - un buon critico dev'essere capace a fare un distinguo tra gusto personale e giudizio obiettivo; 
 - i criteri con cui saranno giudicate le opere vanno specificati. 
 Risulta ora chiara l'introduzione ai miei due prossimi post: dapprima spiegherò i criteri con cui procederò ad analizzare le opere letterarie, poi - per chi vuole entrare nel vivo dell'azione - farò la mia prima recensione di un libro che prendo spesso ad esempio proprio perché l'emblema di un romanzo che mi è piaciuto un sacco, l'ho divorato, ma ho notato comunque dei palesi difetti, non all'altezza di un autore quale è Stephen King (che io invece adoro!): si tratta di La bambina che amava Tom Gordon. Questo per esemplificare il concetto di ciò che intendo per scindere i gusti personali dalla valutazione oggettiva. Invece per la serie "E' bello ma non mi piace" ho pensato a Perdido street station di China Mieville.

giovedì 6 agosto 2015

Oggi ho avuto un'illuminazione!


Sono sempre stata un po' restia a scrivere recensioni letterarie, perché dicevo: "Io sono una scrittrice, il mio ruolo è quello di scrivere libri, non recensire quelli degli altri!" Perciò ho sempre evitato di impersonare il ruolo di critica letteraria, ma ora ho cambiato idea. Soprattutto perché ho visto che CHIUNQUE si impersona recensitore, senza avere un MINIMO di COMPETENZA in merito, e allora mi son detta: perché non farlo io, che indubbiamente ho una conoscenza molto più ampia del settore? Modestia a parte, lo so! ;) Non è questione di essere presuntuosi, è la realtà dei fatti. Quando ho saputo che una persona che non sapeva neppure cosa fosse l'urban fantasy faceva recensioni sul suo blog mi si è accapponata la pelle!  Senza volergliene, per carità era in buona fede, ma qui si tratta di professionalità (questa sconosciuta!), non simpatia. 
Il problema piuttosto comune è questo: leggo molto ergo di libri me ne intendo.
FALSO.
Come se io dicessi: guido molto, quindi posso fare il meccanico. Mi portereste la vostra auto a riparare? Non penso, e fareste bene!
Leggere non basta; è condizione NECESSARIA ma NON SUFFICIENTE! Leggere molto aiuta a identificare ad esempio le banalità, i cliché, serve per valutare l'originalità della storia. Ma non basta per capire l'architettura di un romanzo, per questo occorre conoscere come funziona la costruzione di una storia. Insomma se voglio saper aggiustare un'auto devo studiare meccanica, se continuo a guidare avanti e indietro, al massimo diventerò un bravo pilota. 
Ciò premesso, nel prossimo post spiegherò i criteri che userò per valutare un'opera perché ritengo siano necessari per la valutazione il più possibile oggettiva e contestualizzata di un'opera.

Ma prima bisogna capire che cos'è la critica.